giovedì 24 marzo 2011

T. HARRISON - V e altri versi

Mai pagherò abbastanza tributo ad Einaudi per aver pubblicato in Italia Harrison. Il poeta inglese da in questo libretto alcune delle sue cose migliori al traduttore italiano senza venire triturato troppo, anche se rendere il suono e il ritmo di Harrison in traduzione, cogliere il senso delle battute, è un po' come guardare i film di W. Allen in italiano: ridi solo la metà. I caratteri essenziali della poesia di Harrison sono il recupero della metrica classica e della tradizione settecentesca inglese unita ad un linguaggio quotidiano, anche volgare. Mi soffermo sulla prima lunga elegia dell'opera V appunto o versus. Riprendendo il tema della poesia sepolcrale inglese il nostro dapprima si incazza per le lattine di birra e le scritte che imbrattano le tombe del cimitero con inni calcistici (siamo a Leeds), per poi riflettere grazie al pensiero della livella di Antonio De Curtis, a tutti i versus, i contro, che ci dividono inutilmente nel nostro tempo e nella storia. Seguono poi poesie di altre raccolte, spesso osticissime, dedicate ad un infanzia proletaria che deve fare i conti con l'intellettualismo dell'autore. Si conclude con a cold coming, tradotta con un freddo venire, inteso (anche) come un eiaculare meccanico...La poesia è la narrazione in prima persona di un iracheno carbonizzato durante la prima guerra del Golfo che si lamenta del fatto di non poter avere più una discendenza, mentre molti soldati americani hanno avuto il privilegio (se di privilegio si tratta) di conservare il proprio seme in qualche frigidaire militare. Consigliato.

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