
Tanto per essere chiari, il problema dell'Ortese è il panta rei, tutto scorre. Dio esiste, ma per lei, come per molti, è a distanze siderali dall' uomo, sofferente ma debole, incapace e forse impossibilitato ad intervenire, infantile. Da qui si snodano pagine di dolore in cui la scrittrice sguazza con sguardo fine, disperato, ma colorato di oro, verde e nero. La vita diviene nelle pagine dell'Ortese, qualcosa di orribile la cui comprensione richiede la visione, non intesa come turbamento dei sensi, alterazione psicotropa, fuga da sciamano, ma come vetro magico con cui delineare i contorni del reale nella sua inopportunità metafisica. La realtà per l'Ortese è proprio tutto ciò che non dovrebbe essere e la ribellione, non è quella di Satana, ma è poesia come tentativo di preghiera agnostica, anche e soprattutto accusatoria di Dio.
La scrittura vale più delle strutture create, l'eleganza dello stile copre il volgare della realtà e proietta il lettore nella finzione letteraria come unica possibile realtà. Merita un podio nel cuore.Ah quella foto. Mi sono innamorato di lei a 14 anni.
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