lunedì 3 ottobre 2011

M. LEYNER - Hey tu, baby!

Sì sono d'accordo con l'anima defunta dell'infinite jest. Il linguaggio di Leyner è un placebo, non ha nulla di terapeutico, nemmeno in senso dissacratorio. Non rappresenta il nostro tempo. E'solo il libro di un comico che ha avuto a che fare con le medicine quando lavorava per la grassa pace occidentale. Davvero niente a che vedere con il genio di Wallace.
Comunque ho letto il libro ed anche il precedente Mio cugino, il mio gastroenterologo...e se non cercate profondità, ricerca, verità, od altro....insomma se non cercate niente....se volete divertirvi. E'un gran libro. E Fernanda Pivano si sbaglia. Cazzo.

martedì 20 settembre 2011

V. SETH - Il ragazzo giusto

Ho sentito in giro che il buon Vikram sta preparando il seguito al suo ponderosissimo Il ragazzo giusto e per questo, oltre che per i numerosi matrimoni di questo periodo tra i miei conoscenti, credo sia il momento proprizio di parlarne.
Scrivere di vicende familiari quotidiane, appunto il ragazzo per tua figlia, leggasi quello che la porterà all'altare, senza fare chicken lit od una sceneggiatura bolliwoodiana, raggiungendo lo status di vero classico contemporaneo, non è da tutti. E piano, sebbene il libro sia divertentissimo, colorato e speziato di curry e tandori, non è per tutti. L'albero genealogico che apre il libro e, ovviamente il numero di pagine (per carità non prendete il tascabile che diventate cecati...), deve frenare il lettore occasionale o poco costante. Questo è una faccenda per la solitudine del corridore di lunghe distanze (offro un the alla cannella malese a chi scopre la citazione senza motori di ricerca...), da divoratori notturni di pagine. Comunque ne vale la pena, oltre a sfoggiarlo sulle mensole, si intende.

martedì 30 agosto 2011

G. ELIOT - Middlemarch

Ed eccolo sì un bel libro da donne per uomini. Un classico dell'Inghilterra vittoriana, faceto ma non ridicolo, in sostanza una vicenda di un buon matrimonio, censo e di echi sociali nella campagna britannica. Forse tutto qui, ma anche altro. Vi è tristezza in questo libro, ed incomprensione, per le donne che combattono e lottano, quelle con un po' di cellulite, il naso affilato, le ginocchia molli, che vogliono sapere, partecipare, scegliere, votare, amare, a prescindere dal capitale che portano in dote.
A me piace, lo rileggo anche a salti: " Sì, si me ne ricordo - vedrai che le ho ricordate tutte...tutte brune e brutte. Avrebbero bisogno di un po' di denaro vero? Non c'è mai stata alcuna bellezza nelle donne della nostra famiglia; ma i Featherson hanno sempre avuto del denaro, e i Walue pure...Sì, sì; il denaro è come un bell'uovo: e se hai del denaro da lasciare in eredità, deponilo in un buon nido caldo."

venerdì 8 luglio 2011

K. VONNEGUT - La colazione dei campioni (o Addio triste lunedì!)

Non mi ricordo se è in Blue in the face od in Smoke la scena in cui Jarmush in persona va dal tabacchino per fumarsi l'ultima sigaretta. A prescindere, ricordo la storiella della colazione del campione. Ovvero caffè e sigaretta. Pensavo centrasse qualcosa con questo libro e invece no. Niente colazioni integraliste. Semmai colazioni a base di uova, pancetta e caffé a volontà. E cerali, di cui al titolo
Questo libro è il più sardonico di tutta la produzione di Vonnegut, forse perché scritto quando egli aveva 50 anni esatti e quindi, in qualche modo, destinato a rappresentare una immagine della mid life crisis. Non a caso i due personaggi principali del libro, l'uno rivenditore d'auto, l'altro scrittore di fantascienza alter ego del nostro eroe, sono a metà del giro e si aggrappano alla boa per non venire schiacciati dal consumismo americano. Si aggrappano a dettagli, invece che a solida fondamenta. Perché fondamenta non ce ne sono, senso compiuto nemmeno. Ed è così che la scrittura di Vonnegut esplode al di là della trama, che è stupida e surreale, volutamente stupida e surreale, perché le vicende narrate sono solo un pretesto per ridere della stupidità umana.

Cit: "Una creatura di nome Zog arriva sulla Terra su un disco volante per spiegare come evitare le guerre e curare il cancro. Porta queste sue informazioni da Margo, un pianeta i cui abitanti conversano tra loro emettendo scoregge e ballando il tip-tap. Zog sbarca di notte nel Connecticut. Ha appena messo piede a terra che vede una casa in fiamme. Vi si precipita dentro, scoreggiando e ballando il tip-tap, per avvertire gli abitanti del terribile pericolo che corrono. Il padrone di casa gli spacca il cranio con una mazza da golf."

venerdì 24 giugno 2011

M. MONGAI - Memorie di un cuoco di astronave

Scrivere qualche breve parola su questa opera di Mongai mi da l'occasione di un piccolo introbio sull' e-book. Un semplice "a favore", con la mano alzata. Cosa sarà il futuro del libro non lo so. Mi basta si legga. Spero che il mercato rispetti il mondo delle case editrici e degli scrittori, ma la necessità della diffusione della cultura secondo me viene prima. Dopo avervi tediato...
...Mongai mette a disposizione per i tipi di liber liber un paio di e-book. Storie di fantascienza. Qui si rammenta l'opera dal simpatico titolo sopra riportato. Premio Urania 1997. Storia di un cuoco terrestre che si getta nell'avventura spaziale più classica. Il viaggio interstellare. Visto dalla cambusa.
La spilletta da sceriffo la affibio a Mongai perchè sebbene la storia non sia eccezionale e vi siano glossolalie sessuali un po' banali (= sogni erotici triti e ritriti), lo scrittore sa utilizzare pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo,  la tecnica a me totalmente avulsa della "lista della spesa". Ovvero egli descrive le avventure del suo eroe con lunghe digressioni di fatti, cose, elementi e soprattutto ingredienti, rendendo comunque la lettura piacevole. Un po' come capita per il Rabelais di Gargantua. E sempre di cibo si parla. Che sia un caso?
Lo trovate qui .

giovedì 16 giugno 2011

K. KUREISHI - The black album

E’ appena uscita in Italia, in una corposa edizione, la raccolta dei racconti brevi del preziosissimo autore anglo-pakistano Hanif Kureishi. La produzione del nostro è ponderosa, tra lavori teatrali, romanzi, racconti, sceneggiature, saggi. La critica letteraria internazionale lo indica come uno dei più importanti interpreti artistici del connubio culturale corrente tra emigrazione islamica e la post-nothing culture occidentale, in particolare quella di origine indo – pakistana verso l’Inghilterra. Tuttavia il riferimento geografico non può limitare il valore delle sue pagine, che rappresentano uno spaccato vivo, riconoscibile, di una integrazione meticcia che qui da noi sta appena iniziando (…intendo le ragazzine bianche per manina al ragazzino nero...).Ero indeciso tra Otto braccia per abbracciarti (bel saggio) e The Black Album (così anche in italiano). Essendo questo il mio primo incontro con l’autore, datato 1995, ho deciso di parlarne qui per ragioni banalmente affettive.
1989, crolla il muro di Berlino. Shahid si trasferisce dal Kent a Londra, per studiare all’università. Entra (o è risucchiato) da un (buffo? barocco?) gruppo di fondamentalisti islamici. Mentre vive tra l’opportunità di un islam più viscerale e la sua vita da sfigato universitario, è coinvolto sentimentalmente e (molto, ma molto) eroticamente dalla sua professoressa Deedee Osgood, che mischia Prince, Lancan e sessioni sessuali originali. A complicare il tutto, arriva suo fratello Chili, un gangstar in fuga dalla mala.Se non basta, aggiungo che è il libro che meglio secondo me rappresenta la fine della pop culture degli anni 80, tesa verso il decennio successivo… che a ben vedere è campato di “fin che dura”, messo pure in bocca ai nostri mentre stanno sulle fredde spiagge di Brighton.

D. BUZZATI - La famosa invasione degli orsi in Sicilia

Letteralmente il primo libro che lessi di un autore serio. Avevo sei anni e una maestra speciale, che aveva capito la mia passione per gli idioletti. Fu decisamente un ottimo regalo di compleanno. L'ho riletto non so quante volte. La copertina del tascabile rischia la decapitazione da diversi anni. E' pure macchiato di caffè, a causa dei maneggi dell'età adulta. E'stato battuto solo da L'isola del Tesoro, che per me è IL LIBRO (14 giri, segnati da una croce...sulla cassa del morto!).
E' una fiaba piuttosto atipica, ombrosa, giganteggiante, con mostri stilizzati e per questo terrificanti nel loro comparire, quasi come sospiri misteriosi soffiati da vecchie cornette attraverso i cavi di guttaperca...
Lo consiglio a chi ha letto tutto di Buzzati e questo l'ha scartato perché le fiabe son cose da bambini. Io credo che quel lettore che mi prenderà sul serio si ricrederà, e passerà delle ore di delizia.