giovedì 16 giugno 2011

K. KUREISHI - The black album

E’ appena uscita in Italia, in una corposa edizione, la raccolta dei racconti brevi del preziosissimo autore anglo-pakistano Hanif Kureishi. La produzione del nostro è ponderosa, tra lavori teatrali, romanzi, racconti, sceneggiature, saggi. La critica letteraria internazionale lo indica come uno dei più importanti interpreti artistici del connubio culturale corrente tra emigrazione islamica e la post-nothing culture occidentale, in particolare quella di origine indo – pakistana verso l’Inghilterra. Tuttavia il riferimento geografico non può limitare il valore delle sue pagine, che rappresentano uno spaccato vivo, riconoscibile, di una integrazione meticcia che qui da noi sta appena iniziando (…intendo le ragazzine bianche per manina al ragazzino nero...).Ero indeciso tra Otto braccia per abbracciarti (bel saggio) e The Black Album (così anche in italiano). Essendo questo il mio primo incontro con l’autore, datato 1995, ho deciso di parlarne qui per ragioni banalmente affettive.
1989, crolla il muro di Berlino. Shahid si trasferisce dal Kent a Londra, per studiare all’università. Entra (o è risucchiato) da un (buffo? barocco?) gruppo di fondamentalisti islamici. Mentre vive tra l’opportunità di un islam più viscerale e la sua vita da sfigato universitario, è coinvolto sentimentalmente e (molto, ma molto) eroticamente dalla sua professoressa Deedee Osgood, che mischia Prince, Lancan e sessioni sessuali originali. A complicare il tutto, arriva suo fratello Chili, un gangstar in fuga dalla mala.Se non basta, aggiungo che è il libro che meglio secondo me rappresenta la fine della pop culture degli anni 80, tesa verso il decennio successivo… che a ben vedere è campato di “fin che dura”, messo pure in bocca ai nostri mentre stanno sulle fredde spiagge di Brighton.

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