Sta da sola a Roma come tanti, abita dietro Piazza Bologna con tre gatti. Nella zona lei è fuori età. Si sa che ci stanno in nero gli studenti dell’università. Lavora al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento del Tesoro. Ha una stanza grande e soleggiata, con una pianta vicino alla finestra – giuro – di pomodoro. Lei dice che è una pianta ornamentale, ma ho scommesso coi miei nuovi colleghi che ad agosto ci sarà appeso qualche grosso vegetale. E’ la responsabile per gli approvvigionamenti di cancelleria: da lei trovi carta, penne, fotocopie pronte quando serve.
Ha la moka da caffè, quella da tre. Niente bombola a gas per carità. Fornello elettrico sul davanzale e posacenere se ti va di fumare. Lì si va passando di corsa o facendo finta di aver dimenticato la borsa. Stai pur sicuro che se le stai simpatico ti verrà a cercare per invitarti da lei a chiacchierare. Ti presenterà una tazzina piena di brodino nero bollente e ti parlerà della sua vita piena di niente. Niente figli, niente marito, niente vacanze o gite fuori porta. Solo gatti, mal di testa, ricette romane di cui è ghiotta. E storia vaticana. Sa tutto dei papi, vita morte e beh, anche i miracoli. Ricordo ancora come è cominciata la narrazione della dossologia dei primati romani.
Quel giorno era il compleanno di mio padre e così, nel nulla del caffè, le dissi della ricorrenza. Lei mi chiese il nome di papà. Adriano per l’appunto. Attaccò allora dicendomi che era un nome importante, di un papa coevo di Carlo Magno… per interromperla dovetti inventarmi un bisognino al bagno.
Non mi ricordo molto dei suoi racconti successivi, ma mi rimase a mente la storia di quel Vescovo di Roma.
Date a Cesare quel che è di Cesare. Adriano I appoggiò il re franco contro l’Impero Romano d’Oriente. E a Dio quel che è di Dio. I due compagni d’arme si scornarono sul culto delle icone e delle immagini sacre. Vinse ovviamente il successore di Pietro Apostolo e continuò così l’adorazione dei santi. Oltre alla produzione di notevoli opere d’arte.
Teresa aveva tra le foto di gatti appese dietro la scrivania un santino raffigurante Sant’Antonio da Padova, appiccicato con lo scotch. La commemorazione del santo cade secondo il calendario liturgico il 13 giugno. Lo so bene io, che sono nato quel giorno.
Non l’ho mai detto a Teresa, in nessuna occasione.
Ovviamente per timore reverenziale della sua cultura e perché del mio patrono conosco già la storia. Sai la noia.
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