venerdì 8 luglio 2011

K. VONNEGUT - La colazione dei campioni (o Addio triste lunedì!)

Non mi ricordo se è in Blue in the face od in Smoke la scena in cui Jarmush in persona va dal tabacchino per fumarsi l'ultima sigaretta. A prescindere, ricordo la storiella della colazione del campione. Ovvero caffè e sigaretta. Pensavo centrasse qualcosa con questo libro e invece no. Niente colazioni integraliste. Semmai colazioni a base di uova, pancetta e caffé a volontà. E cerali, di cui al titolo
Questo libro è il più sardonico di tutta la produzione di Vonnegut, forse perché scritto quando egli aveva 50 anni esatti e quindi, in qualche modo, destinato a rappresentare una immagine della mid life crisis. Non a caso i due personaggi principali del libro, l'uno rivenditore d'auto, l'altro scrittore di fantascienza alter ego del nostro eroe, sono a metà del giro e si aggrappano alla boa per non venire schiacciati dal consumismo americano. Si aggrappano a dettagli, invece che a solida fondamenta. Perché fondamenta non ce ne sono, senso compiuto nemmeno. Ed è così che la scrittura di Vonnegut esplode al di là della trama, che è stupida e surreale, volutamente stupida e surreale, perché le vicende narrate sono solo un pretesto per ridere della stupidità umana.

Cit: "Una creatura di nome Zog arriva sulla Terra su un disco volante per spiegare come evitare le guerre e curare il cancro. Porta queste sue informazioni da Margo, un pianeta i cui abitanti conversano tra loro emettendo scoregge e ballando il tip-tap. Zog sbarca di notte nel Connecticut. Ha appena messo piede a terra che vede una casa in fiamme. Vi si precipita dentro, scoreggiando e ballando il tip-tap, per avvertire gli abitanti del terribile pericolo che corrono. Il padrone di casa gli spacca il cranio con una mazza da golf."

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