martedì 22 marzo 2011

M. LOWRY - Sotto il vulcano

La disgregazione mentale progressiva in cui si getta il Console rende dense come magma le pagine di questo libro. Muoversi al suo interno, dopo l’impressione di avere svoltato con successo le prime cinquanta pagine, sebbene ormai senza fiato, taglia in spicchi la volontà del lettore e la spreme in fiumi di tequila come fosse del lime troppo maturo. La stessa tequila di cui si ammazza il nostro protagonista, prigioniero di una realtà funesta e funestata, quotidianamente, dagli spettri alcolici che graffiano la sua mente, in attesa della seconda guerra mondiale ormai annuncianda.

E’uno dei libri fondamentali del novecento, non sono io il primo a dirlo. Semmai l’ultimo. Vorrei scriverne di più e meglio, affrontando in poche righe il suo contenuto, ma purtroppo per me non sono ancora riuscito a finirlo. Devo ripartire sempre da capo perché mi perdo nei gironi infernali che lo costituiscono.

E’un libro che mi fa paura. Eppure non vi è sangue in esso. Solo alcol.

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