martedì 29 marzo 2011

BONSAI'S - La spesa (di Haikus)

<< C’è da fare la spesa >>. Proposizione affermativa, non interrogativa, non retorica.
Andare al supermercato per sopravvivere. Potresti mangiare lei, le sue carni, lei potrebbe sbranare te, morderti lo stomaco molle. No, non è necessità questa spesa. Siete due serpenti, due urobori insanguinati che si masticano, mole di frantoio l’una sull’altra.
<< Vado io>> dici, per salvarvi dallo scempio dei corpi.
Sui banchi, le insegne commestibili delle vostre unioni e delle vostre divisioni. Il cavolo cappuccio, le bietole, il tofu e laggiù più allegri fagioli e ceci, spezie, carni rosse, formaggi molli.
L’uomo e la donna si baciano per ripetere inconsciamente il gesto comune a molti animali, di nutrire la propria prole depositando il cibo nel loro apparato digerente, bocca a bocca.
E del suo corpo non ti sazi. Uomo, Donna o Dio che sia. Hai bisogno di cibo, carburante.

lunedì 28 marzo 2011

G. PEREC - Cantatrix sopranica L.

George Perec, di cui alla Vita, istruzioni per l'uso. Qui ricordato per un opercolo comprato per curiosità nella vecchia libreria Costaniero, nella mia città. Perec qui ci delizia con finti articoli scientifici o di critica letteraria per farci morire dal ridere. Tanto più il pezzo è serio, tanto più la patafisica qui ritratta incanta il lettore per la sua improbabilità. Tanto per darvi qualche spunto: in Experimental demonstration of the tomatotopic organization in the Soprano (Cantatrix sopranica L.), l'autore studia scientificamente gli effetti del lancio di pomodoro sul canto di una soprano;  in Roussel e Venezia - Abbozzo di una geografia malinconica, Perec inventa il ritrovamento di alcuni pizzini imputabili a Raymond Roussel, dai quali si dedurrebbe l'ipotesi di un lavoro teatrale mai terminato...cito...La scena si svolge a Venezia[4] alla fine del secolo XIX. Accusato d'aver violentato la fidanzata, un giovane nobile viene salvato in extremis da due bambini, fratello e sorella della ragazza, che giocano a cavallina al piano di sopra. Infatti le vibrazioni indotte dai loro salti liberano le urla lanciate dalla ragazza al momento dell'aggressione e, captate dalle condutture, si accumulano sotto forma di bolle nel bulbo della doccia. Questa «rivelazione liquida» - «Gob! lascia!... » - accusa Gobbo, il barcaiolo della famiglia, che confessa.[5] La ragazza risuscita e il matrimonio viene celebrato senza indugi.
Che altro aggiungere.

venerdì 25 marzo 2011

D. MADSEN - Memorie di un nano gnostico

Meridiano Zero sta pubblicando un sacco di autori interessanti e li dota pure di edizioni curatissime. Mi soffermo su questo Memorie di un nano gnostico (2005), ambientato nella Roma rinascimentale, dipinta a tinte crude nei suoi intrighi di palazzo. Sullo sfondo, ma reale protagonista della storia, il nano Beppe, intimo di papa Leone X, dalla infinita pazienza e dallo straordinario amore per la protagonista Barbara, gnostico.
E'un romanzo scritto veramente bene, con distacco e disillusione per il mondo (come dovrebbe essere), da chi di queste cose si intende.
Madsen è infatti il nome d'arte di un dotto teologo inglese, che probabilmente le sue tesi più ardite o quelle di cui subisce il fascino senza sposarle, le mette in bocca e sulla penna di alter ego. D'altronde sul male e la cattiveria nel mondo si è scritto dalla notte dei tempi e tante sono le opinioni a riguardo. Difficile non vacillare nei propri convincimenti. O almeno difficile non curiosare...

giovedì 24 marzo 2011

J. SPITZ - L'occhio del purgatorio

Spezzo subito una mastodontica lancia a favore di Urania che tra le poche, umilmente, di mese in mese, pubblica romanzi di fantascienza in Italia. La sci-fi piace e non piace, per carità. Certo che la paraletteratura di cui è esponente il genere è, non solo a mio giudizio, uno strumento quasi imprescindibile per interpretare artisticamente  il nostro tempo, così preso dalle scienze e dalle tecnologie, dalle violenze seriali e dalle armi di distruzione di massa (sul punto cfr. "Alla periferia di Alphaville. Interventi sulla paraletteratura" di V. Evangelisti, edito da Ancora del Mediterraneo, Collana Le gomene)...e comunque come riassumeva il buon Vonnegut: "vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi, quello che ci fanno gli equivoci tremendi, gli errori, gli incidenti e le catastrofi. Voi siete i soli abbastanza stupidi per tormentarvi al pensiero del tempo e delle distanze senza limiti, dei misteri imperituri, del fatto che stiamo decidendo proprio in questa epoca se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì sarà il Paradiso o l'Inferno".

Veniamo al libro. Spitz, esponente di pregio della letteratura di sci-fi francese durante la seconda guerra mondiale, parte da un semplice dubbio scientifico per creare il suo personale viaggio faustiano. Perché gli animali sembrano intuire prima i fatti che stanno per accadere? Scoperto l'arcano, il cattivissimo doktor tod del romanzo "tratta" uno sfortunato paziente con il suo preparato chimico. Il malcapitato comincia a vedere sempre più in là nel nostro presente. Vede letteralmente il mondo invecchiare e presto si trova circondato da tanti scheletrini che gli parlano...per giungere alla fine dell'universo, ripieno di ombre un tempo vive.
Lo trovate ancora su delos store, nell'edizione di Urania Collezione degli anni 90. Io l'ho beccato su una bancarella a Roma. Chi cerca trova.

T. HARRISON - V e altri versi

Mai pagherò abbastanza tributo ad Einaudi per aver pubblicato in Italia Harrison. Il poeta inglese da in questo libretto alcune delle sue cose migliori al traduttore italiano senza venire triturato troppo, anche se rendere il suono e il ritmo di Harrison in traduzione, cogliere il senso delle battute, è un po' come guardare i film di W. Allen in italiano: ridi solo la metà. I caratteri essenziali della poesia di Harrison sono il recupero della metrica classica e della tradizione settecentesca inglese unita ad un linguaggio quotidiano, anche volgare. Mi soffermo sulla prima lunga elegia dell'opera V appunto o versus. Riprendendo il tema della poesia sepolcrale inglese il nostro dapprima si incazza per le lattine di birra e le scritte che imbrattano le tombe del cimitero con inni calcistici (siamo a Leeds), per poi riflettere grazie al pensiero della livella di Antonio De Curtis, a tutti i versus, i contro, che ci dividono inutilmente nel nostro tempo e nella storia. Seguono poi poesie di altre raccolte, spesso osticissime, dedicate ad un infanzia proletaria che deve fare i conti con l'intellettualismo dell'autore. Si conclude con a cold coming, tradotta con un freddo venire, inteso (anche) come un eiaculare meccanico...La poesia è la narrazione in prima persona di un iracheno carbonizzato durante la prima guerra del Golfo che si lamenta del fatto di non poter avere più una discendenza, mentre molti soldati americani hanno avuto il privilegio (se di privilegio si tratta) di conservare il proprio seme in qualche frigidaire militare. Consigliato.

mercoledì 23 marzo 2011

BONSAI'S - Chocolate Pio (di Haikus)

Book haikus apre le porte ai racconti minimali nonché alle poesie, meglio se haiku. Chiunque può richiedere la pubblicazione del proprio racconto o poesia contattando haikus via mail o come gli garba.  L'etichetta bonsai's caratterizzerà questi brevi esperimenti letterari.
Di seguito il primo di essi, ovviamente del blogger medesimo, dedicato ad un pezzo di T.Waits, "Chocolate Jesus".





CHOCOLATE PIO

Mi mangio il mio bel Padre Pio di cioccolata tutte le mattine. Sì signore, tutte le mattine vado in pasticceria a Pietralcina, e mi sbafo la statuina. Prima la mano benedicente, poi la testa beata e con regolarità, giù tutto il saio. Dicono che il cioccolato metta di buon umore e io quando ho finito di masticare sto proprio meglio, in pace con Dio. Lo ringrazio per il cibo e per le energie che la cioccolata mi fornisce per la giornata.
Tutti qui vanno a messa e su e giù dal Santo.
Io lo prego così, standomene in giro per le viuzze del paese. Ma la domenica vado anch'io a messa. Fuori porta e a digiuno. A piedi poi torno in centro a mangiarmi il Padre Pio e a guardare la gente con la faccia stanca.

martedì 22 marzo 2011

M. LOWRY - Sotto il vulcano

La disgregazione mentale progressiva in cui si getta il Console rende dense come magma le pagine di questo libro. Muoversi al suo interno, dopo l’impressione di avere svoltato con successo le prime cinquanta pagine, sebbene ormai senza fiato, taglia in spicchi la volontà del lettore e la spreme in fiumi di tequila come fosse del lime troppo maturo. La stessa tequila di cui si ammazza il nostro protagonista, prigioniero di una realtà funesta e funestata, quotidianamente, dagli spettri alcolici che graffiano la sua mente, in attesa della seconda guerra mondiale ormai annuncianda.

E’uno dei libri fondamentali del novecento, non sono io il primo a dirlo. Semmai l’ultimo. Vorrei scriverne di più e meglio, affrontando in poche righe il suo contenuto, ma purtroppo per me non sono ancora riuscito a finirlo. Devo ripartire sempre da capo perché mi perdo nei gironi infernali che lo costituiscono.

E’un libro che mi fa paura. Eppure non vi è sangue in esso. Solo alcol.

lunedì 21 marzo 2011

S. QUINZIO - Mysterium Iniquitatis

Confesso la mia assoluta incapacità di analizzare quest’opera di Quinzio senza metterci del mio, della mia quotidiana esperienza. E così, caro lettore, tu non potrai evitare di raffrontare questo testo con la tua vita. Perché parla di fallimento e di sofferenza. Due esperienze umane dalle quali non è possibile prescindere.
Quinzio è un teologo cattolico che come te, ateo, agnostico, credente in Cristo o meno, si pone la domanda della sofferenza del mondo, dell’ingiustizia del mondo, della sconfitta finale che attende ogni creatura. In più da cristiano cerca una giustificazione, abbracciando la più severa e alta di tutte. Solo nella sofferenza, nell’esito catastrofico e incomprensibile di ciascuna vita, può passare la Salvezza. Sa bene quanto questo sia intollerabile, quanto questa vertigine sia talmente inaccettabile. Eppure, eh, eppure. Lui crede a Cristo, che muore e non capisce perché muore. Lui, così Vitale.
Quinzio si interroga sulla dimensione temporale dell’attesa della Salvezza. La Parusia si fa attendere da troppo, e la Promessa del Salvatore sembra sempre più avere un costo spropositato. La Fede diventa per Quinzio un abisso profondissimo, un muro nero nel quale gettarsi oltre ogni ragione umana, contro ogni concetto di retribuzione morale, contro la validazione di ogni precetto, contro tutto ciò che è umanamente sperabile.  Senza giustificazione, senza alcun segno di benevolenza divina.
Quinzio, scomodo perché uomo in piedi, avanza infine la sua final solution, la sua personale visone escatologica. Se la Chiesa è il Corpo di Cristo, allora anch’essa dovrà fallire, implodere in sé stessa e morire, senza capire il perché, tradita da chi ama. Solo allora finirà la storia.

Credetemi anche se non credete, qui c’è un uomo che soffre. E come chi soffre è stato davvero tanto solo e lasciato solo. Portate rispetto e fate compagnia a questo disperato che come voi, è andato avanti sorridendo a stento.

sabato 19 marzo 2011

A.M. ORTESE - Il mare non bagna Napoli

Alla fine mi sono comprato "Il mare non bagna Napoli" dell'Ortese. Parlare di un libro in particolare della scrittrice credo sia inutile. Vale la pena leggerli tutti. Questo è il migliore, fin ora, di quelli che ho letto. Finito il preambolo, vi dirò innanzitutto che la forma scelta dall'Ortese per descrivere il suo pensiero non è il mezzo tipico utilizzato per questo genere di considerazioni. Inoltre, la prosa è vitaminizzata da un profumo vago, da un lussureggiare dorato che sa di poesia. Le considerazioni a cui accenno sono di ordine filosofico, se vogliamo esistenziale, ma la forma prescelta è il racconto, il romanzo. I collegamenti letterali che mi sono venuti in mente sono stati S.Daggerman, anch'egli un filosofo travestito da cantastorie, E.A.Poe per il disgusto servito freddo e la tristezza visionaria (e sulla visione torneremo) di  Petrarca.
Tanto per essere chiari, il problema dell'Ortese è il panta rei, tutto scorre. Dio esiste, ma per lei, come per molti, è a distanze siderali dall' uomo, sofferente ma debole, incapace e forse impossibilitato ad intervenire, infantile. Da qui si snodano pagine di dolore in cui la scrittrice sguazza con sguardo fine, disperato, ma colorato di oro, verde e nero. La vita diviene nelle pagine dell'Ortese, qualcosa di orribile la cui comprensione richiede la visione, non intesa come turbamento dei sensi, alterazione psicotropa, fuga da sciamano, ma come vetro magico con cui delineare i contorni del reale nella sua inopportunità metafisica. La realtà per l'Ortese è proprio tutto ciò che non dovrebbe essere e la ribellione, non è quella di Satana, ma è poesia come tentativo di preghiera agnostica, anche e soprattutto accusatoria di Dio.
La scrittura vale più delle strutture create, l'eleganza dello stile copre il volgare della realtà e proietta il lettore nella finzione letteraria come unica possibile realtà. Merita un podio nel cuore.

Ah quella foto. Mi sono innamorato di lei a 14 anni.

venerdì 18 marzo 2011

A. ESCHBACH - Miliardi di tappeti di capelli

Può una cultura basarsi su una menzogna? In qualità di uomini che vogliono essere liberi dovremo interrogarci a riguardo di ogni elemento culturale che caratterizza le nostre scelte.
La storia insegna che la disonestà intellettuale, le cattiverie dell’uomo imposte ad altri della sua specie, sono state giustificate da bugie. Ad esempio, durante la tratta dei negri, qualcuno parlò di “peccato originale supplementare” per giustificare lo schiavismo. Terribile.
Ma anche tanti altri costumi del mondo moderno possono subire la stessa inquisizione.

In questo fantastico libro Andreas ipotizza un popolo di un remoto pianeta interamente desertico, votato a creare tappeti intrecciati con capelli. Genie di tessitori passano l’intera vita a comporre un arazzo con i prodotti del cuoio capelluto, per poi donarlo ad un lontano imperatore universale. Perché?
Scopritelo voi e riflettete sui motivi che fondano la vostra cultura.

giovedì 17 marzo 2011

N. GAIMAN - American Gods

Neil comincia da molto lontano. Scrive inizialmente storie fantascientifiche per riviste erotiche e sceneggiature per fumetti. Forse conoscete il personaggio di Sandman per la DC Comics. Se non lo conoscete, amen, peggio per voi. Forse voi ricordate un certo film, intitolato Coraline. Lui ha scritto il libro.
Il post è dedicato ad una sua opera che personalmente considero il libro più importante uscito nel decennio scorso in campo sci - fi/ fantasy, ed uno dei più validi in generale da inizio secolo. Il mio parere è sostenuto dai premi che si è preso, il Nebula (2002) e l' Hugo (2009). Come a dire che se il botto l'ha fatto, lo ha fatto a lungo.
Il libro ruota attorno ad una idea molto semplice (avercela l'idea!): che succede se gli dei americani, quelli dei nativi e quelli degli immigrati di ogni nazione verso quelle terre, dovessero oggi scontrarsi con i nostri nuovi dei (mettete tra parentesi quello che immaginate, nel libro c'è), per sopravvivere? Il destino del vecchio e nuovo olimpo sono nelle mani di uno di noi, bello grosso e un po'coglione. E sfigato, direi, sentimentalmente. Mortalmente sfigato.
La scrittura è tesissima, anche volgare, ma solo quel che basta. Un paio di scene sono memorabili, soprattutto le pagine ambientate presso il lago ghiacciato. Brrr...caldamente consigliato.

mercoledì 16 marzo 2011

N. MAHFUZ - La trilogia del Cairo

Naghib Mahfuz, premio nobel per la letteratura. Egiziano puro, vissuto al Cairo.
Soprattutto per il suo realismo - quasi un Balzac del medio-oriente - ha contribuito in modo fondamentale alla identificazione della cultura moderna egiziana, anticipandone movimenti e dolori di parto. Fondamentale nella sua opera, per dimensioni e contenuto, l'affresco della Trilogia del Cairo, composta da "Tra i due palazzi", "Il palazzo del desiderio", "La via dello zucchero". E'un enorme affresco familiare che ritrae il Cairo dell'inizio del secolo scorso, in cui lo scrittore affronta, tra i tanti temi, la valenza della donna nella cultura egiziana, dipingendo mogli, figlie e amanti in maniera assolutamente realistica. Al centro della scena un padre padrone che gestisce la famiglia come un severo personaggio di Kafka...per poi finire intrappolato dalle donne. Sullo sfondo la città del Cairo, attraverso cui siamo trascinati da ciascuna pagina, fino a sentirne l'odore fantasma delle spezie.

martedì 15 marzo 2011

J. LETHEM - Chronic City

Premetto che Jonathan Lethem mancava alla mia faretra di scrittori americani contemporanei. Ha già pubblicato un bel po' qui e lì in Italia e non farete fatica a trovare le sue opere nelle librerie più fornite (forse mi illudo).
Chronic city mi ha intossicato, come sono intossicati e intossicanti tutti i personaggi del romanzo. Sarà colpa del buon Perkus Tooth, critico rock ormai dissidente e dall'occhio strabico, alle prese con proclami pseudo esistenziali da appendere ai muri della Grande Mela? Sarà perchè qui il terreno friabile della realtà esplode sotto una gragnuola di canne di mariuana e sotto gli artigli di una gigantesca tigre che scatena terremoti nel sottosuolo di New York? E' colpa dei calderoni virtuali pieni di poteri virtuali che i ricconi della città cercano su ebay? No, è chiaro che è colpa del protagonista, un attore baby pensionato, famoso per una sit com di vent'anni addietro con una fidanzata astronauta morente di cancro e bloccata in orbita attorno alla terra.

Giuro che non vi ho rivelato niente. Il libro è molto di più.