venerdì 1 aprile 2011

PACO IGNACIO TAIBO II - A quattro mani

Compagno di viaggio delle ultime vacanze sarde con i miei genitori. Amatissimo e riletto più volte, mi fece da guanciale notturno per quelle trite giornate (ora agognate per motivi di anagrafica dei miei) e da ombrellone sulla faccia, mentre stavo sul bagnasciuga.
Traboccante di personaggi tra cui Stan Laurel che va in Messico a sbronzarsi e assiste all'omicidio di Pancho Villa, un nano impegnato a smantellare l'organizzazione di controinformazione della Cia (lo SHIT DEPT.), un carcerato politico russo che sta riscrivendo un'opera salgariana...due giornalisti che cercano di tirare le fila di tutto (da cui il titolo)...ovviamente, altrimenti ci si perde. Comunque una trama mostruosa, scoppiettante come una cena messicana, scrittura paragonabile ad un Bud Spencer in bomber che mangia fagioli, idee come bombe nella scena finale del dott. Stranamore, ma non singole, a piovere. E soprattutto tanto da ridere. Per gli amanti della cospirazione internazionale.
Cito:
Vuotò la coppa d'un colpo, prese la bottiglia e si servì di nuovo. Il vino traboccò e qualche goccia sulla tavola macchiò la nuova serie di passaporti messicani che Longoria falsificava nei momenti di ozio per i ragazzi salvadoregni.
- Brindò ai nani, perché loro vedono le cose nella giusta e umile dimensione, dal basso. Brindò alla Senna e agli usi costruttivi della nitroglicerina. Brindò ai vecchi amici. Che le loro ossa possano concimare i cimiteri della nostra memoria.
Bevve ancora. Poteva trovarsi a Parigi o a Città del Messico. Gliene importava tre par di coglioni. Finché non dimenticava i vecchi compagni, finché ricordava puntualmente da che parte della barricata vivono, dormono, si coricano e si alzano quelli buoni per veder sorgere il sole.
A quel punto alzò la bottiglia e disse:
- A morte i cattivi! - e se la trangugiò fino all'ultima goccia.

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