![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-0iceNmiLjk7OPrG8usuWtLVvMrVEjH0KTIrfle2u2Kg0bm-e04lZuOTZsVPtjME06NB2OESjJggMPHSZfKVVTHRQU6lnPBIdmNnkiAh4Qw3r5foMagn0vIO6-g2hikur3GTlkApwLKk3/s1600/9788861920224a.jpg)
Aggiungiamo una nuova parola: hikikomori (il confinato, il chiamato fuori). Si tratta di una sindrome psicologica che in Giappone sta colpendo molti giovani. Questi, in crisi con una società che non li accetta o non li accoglie tra i suoi tentacoli, decidono di recludersi nella propria casa o camera, senza mai uscire, interfacciandosi con il mondo solo con il computer. Le relazioni familiari diventano un mero servizio a domicilio per il cibo. Molti non guariscono, si suicidano o si lasciano consumare dall'inedia. Altri ce la fanno, in centri specializzati e con l'aiuto delle famiglie, spesso formate da genitori che hanno chiesto troppo (in termini di successo) ai propri figli.
E' un saggio sentito, per niente ampolloso, ma anzi curioso, pieno di casi umani. Interessante il sottesso paragone con noi giovani occidentali, meno estremisti, ma sicuramente ormai legati a doppio filo ai nostri monitor, senza lavoro o con poco lavoro, o con un lavoro diverso, inatteso, incasinati, pronti ad esplodere.
Nessun commento:
Posta un commento